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SAN COSTANTINO ALBANESE

San Costantino Albanese ( Shen Kostandini) è alle falde della Tempa San Nicola, a 650 metri d’altezza, sulla sponda sinistra del torrente Sarmento. Secondo una storiografia oramai consolidata, il sito sarebbe stato fondato da profughi albanesi giunti in Italia nel 1534, provenienti dalla città greca di Corone. La prima data certa dell’esistenza di San Costantino Albanese è l’anno 1559, quando compare tassato nei registri dei “fuochi”.

Il nome con cui sono designati gli abitanti di questa enclave è quello di italo-albanesi, ciò contiene in se un concetto etnico e linguistico ben preciso. Questa realtà, è frutto di un’ evoluzione storico-sociale tutta da scoprire, fatta di lingua, di rito religioso e di tradizioni.

L’edificio di culto, è dedicato a San Costantino il Grande, l’Imperatore Romano riconosciuto santo dalla Chiesa D’Oriente e ad Elena sua madre. La chiesa ha una ripartizione che è propria del rito Greco-Bizantino: è divisa in due parti , il santuario (o vima) e la navata. L’area absidale dove viene celebrata la liturgia, è separata dalla navata, riservata alla preghiera dei fedeli, da una struttura che accoglie le immagini sacre ( le icone) chiamata iconostasi. Realizzata con legni pregiati, è stata eseguita da artigiani ed intagliatori locali.

Le splendide icone, opera di Josif Droboniku, disposte su due registri, riflettono lo stile della scuola di Berat fondata dal grande Onufri, il maestro dell’iconografia albanese del XVI secolo. Anche il ciclo di affreschi presenti alle pareti della chiesa Matrice è opera dello stesso artista. Nel salone della casa canonica è possibile ammirare cinque dipinti olio su tela di pregiata fattura, opera di pittori settecenteschi di area locale, e di tre sculture lignee policrome. Per visitare la mostra è necessario prendere contatto con il parroco don Lorenzo Forestieri.

L’appuntamento più importante, e che merita una visita a San Costantino Albanese, è senz’altro quello della seconda domenica di Maggio. In piazza, davanti alla chiesa Madre,al termine della cerimonia religiosa, vengono fatti esplodere in onore della Madonna della Stella i Nusazit fantocci in cartapesta vestiti con i costumi popolari. La Madonna viene poi riportata, in processione, con palio e cente, nel suo santuario sito appena fuori dal paese, da dove era stata traslata tre settimane prima. Il popolo in festa la riaccompagna a “casa”, al suono delle zampogne e delle ciaramelle. Il santuario è stato edificato nel XVII secolo su un edificio bizantino del XI secolo, come dimostra la cupola a calotta con tetto a gradinata. La chiesa conserva alle pareti affreschi dell’XVI secolo ascrivibili a Belisario Corenzio, noto pittore napoletano molto attivo in quel periodo in tutto il meridione d’Italia.

Altra festa è quella della Madonna della Conserva. La terza Domenica di Agosto, in località Acquafredda, la statua della Madonna viene prelevata dalla sua cappelletta e portata in processione per la contrada. Nei due giorni successivi, i paesani si accampano nella radura che circonda la cappella di Maria, festeggiandola alla luce dei fuochi, tra balli e suoni di zampogna e preghiere, in una mirabile fusione tra sacro e profano.

Tre sono le sagre enogastronomiche che permettono di apprezzare la sorprendente cucina tradizionale locale: la Festa della transumanza, nel mese di Giugno in località Acquafredda, nei pressi del rifugio, dove suonatori di zampogne e strumenti tipici della tradizione popolare, si misurano in gare spontanee di maestria; la Sagra del fusillo in Agosto, e quella delle castagne a Novembre, queste due ultime organizzate dal ristorante pizzeria Tre Kartuce in Piazza Unità d’Italia e sempre in Piazza Unità d’Italia il Ristorante Pizzeria “Il Grottino” organizza la sagra dei Prodotti Tipici.

Di un certo interesse è l’etnomuseo, piccolo ma ben curato, dove è possibile incontrare la cultura popolare Arbereshe, attraverso oggetti e reperti donati dalla comunità, ma soprattutto ammirare, in tutta la loro ricchezza, i tipici costumi femminili di gala. Da visitare anche la Casa Parco. Si tratta di un edificio, suddiviso in sale, che raccoglie ed illustra attraverso teche, diorama e supporti multimediali, le specie appartenenti alla flora ed alla fauna locale. Una sala è dedicata alle principali piante e arbusti presenti nel Pollino, al loro utilizzo in cucina e nella medicina popolare. Negli altri ambienti si trovano esposti, una interessantissima raccolta di foto d’epoca che narra delle tradizioni religiose di San Costantino Albanese, e una serie di pannelli didattici che illustrano la storia dell’emigrazione del popolo Italo-Albanese. Completano la sezione copie in scala ridotta dei fantocci (Nusazit) che vengono fatti esplodere in occasione della festa della Madonna della Stella.



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